
Il Bosco di Mestre è uno dei maggiori programmi con cui il Comune di Venezia sta valorizzando la terraferma. Rappresenta un intervento orientato all’incremento della biodiversità, mediante il ripristrino dei boschi planziali e la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua.
Il Bosco di Mestre è una realtà con i suoi 230 ettari che, a pieno titolo, fanno parte del tessuto urbano del Comune di Venezia.
Il Bosco di Mestre è composto da più aree: Il Bosco di Carpenedo, il Bosco dell’Osellino, il Bosco di Campalto e le vaste aree Querini con i Boschi Ottolenghi, di Franca e Zaher.
L’idea di dare forma a Mestre ad un grande bosco, lungo la sua cintura urbana, nasce nel 1984 quando il movimento ambientalista locale si oppone alla costruzione del nuovo ospedale cittadino vicino al boschetto di Carpenedo.
Con i suoi 230 ettari gestiti dall’istituzione Ente Boschi e Parchi, questo progetto ambizioso mira alla valorizzazione della terraferma con un programma orientato ad accrescere le biodiversità, la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, creare aree di svago e tempo libero, recuperare la memoria storica e rafforzare l’identità della città.
Ogni area boschiva recuperata è stata pensata per percorsi pedonali, ciclabili e con tratti dedicati anche alle passeggiate a cavallo.
Lungo i sentieri, grazie a dei pannelli informativi è possibile conoscere le diverse specie di piante e animali che si possono vedere e incontrare nel bosco. Un modo per immergersi nella natura in modo attivo e consapevole.
Bosco Zaher, Bosco Ottelenghi e Bosco Franca sono i più grandi e con una progettazione molto ben studiata e portano con sé anche un valore importante: quello del ricordo.
Bosco Zaher è infatti dedicato alla memoria di un ragazzo afghano, Zaher Rezai, che nel 2008 con pochi soldi in tasca aveva lasciato il proprio paese, affrontando un difficile viaggio di seimila chilometri con la speranza di raggiungere un paese dove vivere una vita migliore. Sbarcato da una nave nel porto di Venezia, si era nascosto sotto ad un camion per poter attraversare la frontiera. Purtroppo però il giovane Zaher perse la vita, schiacciato dalle ruote del mezzo , in una strada non lontana da dove sorge il bosco a lui dedicato. Accanto al corpo venne trovato un sacchetto trasparente con all’internopochi oggetti cari e i fogli di un diario con frasi sincere e toccanti che parlano di speranza e versi di poesie in persiano antico.
Appena all’interno del bosco è stata realizzata una scultura – installazione del Maestro Luigi Gardenal che raccoglie le parole e le immagini ritrovate nel quaderno di Zaher.
Quest’area boschiva di 50 ettari ha al suo interno le preesistenti siepi boscate di platani, robinie, olmi campestri e salici bianchi, conservate e valorizzate come testimonianza di un passato in cui da questa vegetazione era possibile ricavare vimini, fascine e legname.
Alcune zone sono state invece mantenute a prato, per aumentare la diversità ecologica e degli invasi di acqua sono stati creati invece per ottenere un ambiente sufficientemente umido per specie adatte a questo ecosistema.
Interessante la presenza di un tratto dell’Ippovia litoranea Mestre-Jesolo che passa proprio attraverso Bosco Zaher, per una lunghezza di 1,9 km.
Bosco Ottolenghi è situato invece sul lato opposto di via Altinia, la stessa strada in cui si apre anche Bosco Zaher, nella frazione di Favaro Veneto. Incastrato tra la linea ferroviaria Mestre-Trieste, il fiume Dese e l’abitato di Favaro Veneto, questo tratto di bosco vede i propri accessi lungo via Forte Cosenz, dove sorgono i resti dell’omonima struttura militare che fa parte del campo trincerato di Mestre.
Il Bosco Ottolenghi si estende per30 ettari ed è stato il primo tratto ad essere aperto al pubblico. Di proprietà della Fondazione Querini Stampalia è ora in usufrutto al Comune di Venezia.
L’area è dedicata ad Adolfo Ottolenghi, uomo di dialogo e di cultura che dal 1912 al 1944 è stato il rabbino capo della comunità ebraica di Venezia. Insieme a tanti suoi concittadini anche Adolfo Ottolenghi venne arrestato, deportato e ucciso per mano tedesca ad Auschwitz. All’interno del bosco, amemoria del rabbino veneziano, c’è una targa in legno disegnata da Guido Zordan.
Un luogo silenzioso in cui il vero protagonista è il suono della natura, capace di far vivere un tranquillo momento personale di riflessione.
La terza area, Bosco Franca, adiacente a Bosco Ottolenghi si fonde quasi naturalmente a questo.
Questo tratto di 22 ettari è dedicato a Franca Jarach, una ragazza argentina di diciotto anni desaparecida, che venne uccisa insieme ad altri studenti del Liceo National di Buenos Aires, durante la dittatura militare degli anni Settanta. Una storia toccante quella di Franca, che rappresenta una delle prutroppo tante vite spezzate in quel periodo in Argentina.
Nel bosco, si è pensato perciò di dedicare un elemento naturale come una siepe proprio a Franca Jarach e a tutti i desaparecidos argentini.
Dal punto di vista naturalistico, Bosco Franca presenta tre diversi ecosistemi:
– il bosco, realizzato tra il 2003 e il 2006 con vegetazione tipica della Pianura Padana
-delle aree umide per depurare le acque che sfociano in laguna e creare un ambiente adatto per uccelli acquatici e animali anfibi
-il prato, attraversato da un piacevole percorso ciclo-pedonale.
Indirizzo: Via Altinia 175, 30173 Mestre